[#45] Sfidare l'incertezza: come le strategie snelle battono i piani rigidi
Le previsioni lineari sono destinate a crollare. Perché pianificare scenari multipli, dire “no” alle attività improduttive e impostare obiettivi chiari fa la differenza.
Cosa faresti se sapessi che il tuo piano strategico non sopravviverà ai prossimi 12 mesi?
In un mondo sempre più instabile, tra guerre commerciali, il ritorno dei dazi, multiple tensioni geopolitiche, balzi tecnologici improvvisi (AI generativa) e mercati finanziari molto nervosi, l’idea stessa di una “strategia lineare” appare sempre più obsoleta.
I Decision Maker aziendali non possono più affidarsi a previsioni lineari e modelli rigidi. È arrivato il momento di sostituire la classica domanda “cosa accadrà?” in → “cosa potrebbe accadere?”
La pianificazione di scenario non è di certo una novità nelle grandi aziende, ma oggi è diventata una competenza strategica anche nelle PMI. Non serve per indovinare il futuro, ma per prepararsi a molteplici futuri plausibili. È un’abilità che separa chi si adatta da chi subisce, chi anticipa da chi rincorre.
Invece di sperare che il futuro sia conforme ai tuoi piani, impara a prepararti per qualsiasi cosa. Il fatto di pensare che si possa prevedere il futuro con precisione è come cercare di afferrare la sabbia: più la stringi, più questa ti scivola via dalle mani.
La strategia non è solamente “voler vincere”
Frasi tipiche come “diventare Leader di mercato”, “ridurre i costi del 20%” oppure ancora “aumentare il fatturato entro la fine dell’anno” sono degli esempi che sicuramente avrai già sentito tantissime volte, vengono scambiati per obiettivi. Ma questi, a parte non significare nulla, non spiegano neanche come realizzarli. Ecco perché affermazioni astratte come “vogliamo crescere!” non possono dirsi strategie…
Una strategia al contrario è un processo composto da diversi elementi, come la comprensione del contesto competitivo, la definizione di una direzione unica, l’allineamento dei Team e la selezione delle azioni specifiche (risorse, investimenti, tecnologie) che guideranno poi l’organizzazione. Senza questa “mappa” dettagliata, un obiettivo resta un semplice desiderio/ambizione.
Allo stesso tempo, pianificare non significa blindare tutto in un documento statico, modello consulenziale tipico delle Big4. Pianificazione e strategia devono convivere con la flessibilità, lo scopo non è avere una lista di passi da seguire senza mai adattarsi, ma un framework flessibile che permetta di modificare la rotta se cambia lo scenario oppure se emergono nuove opportunità.
Le illusioni della pianificazione “perfetta”
Un piano rigido spesso dà un falso senso di controllo alla Leadership, come se bastasse “prevedere tutto” per eliminare gli imprevisti. In realtà è molto diverso da così, gli scostamenti dai piani iniziali sono fisiologici e del tutto normali. Più il contesto è complesso, più gli eventi fuori programma sono la norma.
Ecco perché molte aziende Corporate soffrono di piani ultra-dettagliati che poi non vengono mai aggiornati. Il problema non si trova nel pianificare di per sé, ma nel trasformare la pianificazione in un rituale burocratico dove si compila un documento per compiacere i vertici (a vari livelli) senza poi rivederlo o contestualizzarlo lungo il percorso.
All’esatto opposto, c’è chi, deluso e disilluso dai piani formali, preferisce procedere “a braccio”, finendo però per assumersi rischi eccessivi o per navigare senza una bussola precisa. Il buonsenso è conciliare il rigore di una visione strutturata con la capacità di modificarsi “al volo” e cogliere i segnali dal mercato.
Buona o cattiva strategia? Il ruolo delle scelte coraggiose
Di frequente ci si ritrova tra colleghi a parlare di “buona strategia” e “cattiva strategia” quasi fossero giudizi arbitrari. Ma in realtà ci sono degli indicatori abbastanza netti che distinguono l’una dall’altra.
Una “buona strategia” definisce poche priorità ma molto chiare, coerenti con la teoria, il tempo ed il target (le 3T) dell’azienda, e indica un percorso plausibile per affrontare le principali sfide.
Una “cattiva strategia”, invece, tende a nascondersi dietro frasi generiche tipo “essere i primi in tutto” o “massimizzare i profitti”, senza mai definire il come. Inoltre, risulta piuttosto confusa quando cerca di inseguire troppe iniziative in parallelo, sovraccaricando i Team e generando grande dispersione.
Le strategie vincenti osano fare scelte coraggiose, tagliando alcune attività per focalizzarsi su quelle che vale davvero la pena perseguire. Molto semplice in teoria ma quanto difficile nella pratica, perché la riduzione di iniziative a volte appare come una rinuncia, ma è proprio la capacità di dire “no” a ciò che è secondario che fa emergere le idee più lucide e capaci di portare risultati duraturi.
Un obiettivo è la destinazione, mentre una strategia è il percorso concreto e dinamico che intraprendi per arrivarci. Senza scelte chiare e un piano di azione coerente, l’obiettivo resta solo una bella dichiarazione d’intenti.
Cosa puoi fare tu, in concreto?
Un obiettivo senza una strategia è come una freccia senza l’arco, può avere un certo potenziale, ma difficilmente raggiungerà il bersaglio. Ecco qualche consiglio:
Identifica se i tuoi obiettivi sono accompagnati da un “come” dettagliato oppure se ti limiti a dire “dove” vuoi arrivare. Dove manca il “come”, costruisci subito una traccia di scelte e azioni precise.
Rifletti su quali attività potresti interrompere per liberare risorse e concentrare le energie su ciò che crea maggiore valore.
Sfida i piani “immutabili”, se un cambiamento di scenario rende il tuo documento originario obsoleto, aggiornarlo non è assolutamente un fallimento, ma un segno di professionalità.
Che ne pensi del rapporto tra obiettivi e strategie nella tua realtà lavorativa?
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A presto, buon lavoro strategico! 👊🏻
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